Burattinai, attori e girovaghi: Sarzi una famiglia antifascista tra Resistenza e dopoguerra

Giovedì 7 marzo 2024 a Cagliari, nella sede dell’associazione culturale “Antonio Gramsci”, si è parlato di una straordinaria storia di famiglia.
Mauro Sarzi, figlio di Otello, e Raul Bernardelli, figlio di Lucia Sarzi, hanno raccontato episodi di una vita intensa, accanto a genitori, maestri burattinai da generazioni, artisti, girovaghi, grandi innovatori, rivoluzionari impegnati nella lotta contro il fascismo. Mauro e Raul oggi continuano a coltivare e ad arricchire questa importante tradizione familiare conciliando la poesia, l’immaginazione e l’arte di sapersi raccontare con la militanza e con l’impegno civile.
Ha coordinato l’evento l’attrice e regista de “il crogiuolo”, Rita Atzeri.
L’iniziativa era inserita in un ciclo di eventi in occasione del centenario della nascita del partigiano cagliaritano Nino Garau (1923/2023).
[Foto: famiglia Sarzi, 1945: ultima e ultimo a destra, Lucia e Otello Sarzi] 

Otello Sarzi (Vigasio (VR) 1922 – Reggio Emilia 2001) è stato un artista formidabile e un grande sperimentatore. Avviato sin dall’infanzia al teatro dal nonno Antonio e dal papà Francesco – il primo burattinaio, il secondo burattinaio e capocomico in una compagnia di attori -, Otello fu giovane aiutante nella compagnia itinerante di famiglia, per la quale vide passare personaggi alle prime armi, poi divenuti celebri: tra gli altri, un giovane Federico Fellini che, prima di partire per Roma e darsi al cinema, sosteneva nella compagnia di Francesco il ruolo di attor giovane.
L’impegno della compagnia non cessò neppure durante il difficile ventennio fascista. I Sarzi accolsero spesso persone ricercate dalla polizia. Emblematico è il caso di Aldo Cervi, col quale crearono un forte e duraturo rapporto di amicizia. Non di rado si trovarono così a fare i conti con le angherie del regime. Dopo l’8 settembre Otello Sarzi fu impegnato nella lotta partigiana dove ricoprì incarichi di comando.
L’attività artistica riprese subito dopo la Liberazione e proseguì fino alla fine degli anni ’40 con la compagnia di prosa. Nel novembre del 1951 a Novara, per rallegrare un gruppo di bambini sfollati a causa dell’alluvione del Polesine, Otello tirò fuori i vecchi burattini e improvvisò uno spettacolo.
Egli raccontò che solo in quel momento si rese davvero conto per la prima volta dell’importanza di questo tipo di teatro, in grado di comunicare alla gente in maniera semplice e arguta. Inoltre, Otello iniziò proprio a Novara la collaborazione con Gianni Rodari, costruendo maschere per i bambini protagonisti dei personaggi di Cipollino, Atomino e altri che Rodari aveva inventato. Da quel momento Otello si dedicò in maniera esclusiva al teatro dei burattini, rinnovando completamente il repertorio tradizionale di nonno Antonio e drammatizzando autori del calibro di Alfred Jarry, Samuel Beckett e Bertolt Brecht e realizzando figure anche di grandissime dimensioni con tecniche innovative (magistrale l’impiego del lattice, idoneo a conferire espressività ai personaggi ed elasticità di movimento) (…)
La collaborazione fra Otello Sarzi e Gianni Rodari proseguirà nel 1965 quando Otello affiderà al figlio Mauro la costruzione di grandi Pupazzi per il film “La Torta in Cielo” tratto dal racconto di Gianni Rodari. In seguito sempre in collaborazione con il padre Otello e Rodari, Mauro Sarzi parteciperà al progetto di produzione del film “Ciao Cappellone”, lungometraggio realizzato in 35 mm a colori”.  [Tratto da: www.fondazionefamigliasarzi.it]

Lucia Evelina Ofelia ( Acquanegra sul Chiese 1920 – Modena 1968), la primogenita di Francesco e Linda, tre nomi che la collocano già nella grande famiglia del teatro, nasce in  un paese al confine fra Mantova e Cremona, durante il giro di spettacoli che la giovane compagnia itinerante Sarzi – Allegrini va conducendo.
Il suo è un destino prefigurato. Sarà nomade. Capace di uscire dal tetto. Terrà le parole in altissimo conto. Vivrà con poco. Non avrà timore dei colpi di scena. Crescerà fra le assi del palcoscenico, educata dai suoi al valore primario del sapere – lettrice appassionata per tutta la vita -, e a quell’istintivo amore di libertà che da sempre appartiene alla gente di teatro.
Negli anni del fascismo, Lucia indossa come una seconda pelle i ruoli drammatici che le consentono, grazie alla finzione scenica, di alimentare fra il pubblico la vena sotterranea dell’opposizione al regime. Vedendola fiammeggiare nei panni di Tosca gli animi ribollivano, e intorno a lei si raccoglievano gruppi di giovani che più tardi avrebbero costituito l’ossatura della Resistenza.
Arrestata per la prima volta ad Alessandria nel gennaio 1940 per avere ingenuamente tentato una cospirazione insieme al fratello Otello, sconta due mesi di carcere e la condannano a due anni di ammonizione.
Nel giugno di quell’anno, mentre il paese entra in guerra, la compagnia si trasferisce a Parma e lì Lucia prende contatto con il partito comunista, che le affida il compito di ricucire le fila disperse dei militanti nella vicina provincia reggiana. Ha vent’anni, e la sua azione cospirativa compie un salto di livello, coperta e propiziata dal teatro, fino a quando l’organizzazione le richiederà di diffondere stampa clandestina da Milano alla Romagna. Fra la primavera e l’estate del ’43, presso la tipografia nascosta nelle campagne di Correggio, la giovane attrice e Giorgio Amendola, appena rientrato dall’esilio in Francia, comporranno alcuni numeri de L’Unità.
Sul finire del 1941 Lucia aveva incontrato Aldo Cervi, e da quel momento in poi le due famiglie avrebbero vissuto e operato in stretta correlazione, condividendo slanci e difficoltà, fino all’epilogo tragico del dicembre 1943 (…).
Dopo la liberazione Lucia si stabilisce con il marito – maestro elementare – e i due bambini che nasceranno, a Camposanto sul Panaro, dove condurrà solo apparentemente una vita da casalinga, ma senza rinunciare al teatro (…).
A soli quarantotto anni, per una grave malattia, Lucia muore a Modena il 19 febbraio del 1968. Due sere prima era stato presentato in prima nazionale a Reggio Emilia il film di Gianni Puccini I sette fratelli Cervi, che avrebbe proiettato per la prima volta la sua figura – interpretata da Lisa Gastoni – a livello nazionale”. [Tratto da: www.fondazionefamigliasarzi.it]